L’ARRESTO DEI 34 GIOVANI INDIPENDENTISTI BASCHI AL MICROSCOPIO

L’ARRESTO DEI 34 GIOVANI INDIPENDENTISTI BASCHI AL MICROSCOPIO

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L’analisi dell’ordinanza di arresto per i 34 giovani indipendentisti baschi

Giovanni Giacopuzzi, scrittore e storico, ha analizzato per PeaceReporter tutto l’ordine di arresto licenziato dal giudice Grande Marlaska per arrivare alla retata che ha portato alla detenzione di 34 giovani indipendentisti, per cinque giorni invisibili al mondo nel regime di incomunicazione voluto dalla legislazione anti-terrorismo. Solo due di loro sono stati rilasciati. Gli altri sono in prigione con l’accusa di appartenzna ad organizzazione armata, poiché membri dell’organizzazione giovanile della sinistra basca Segi, dichiarata illegale dall’Audiencia nacional spagnola.

Segi è considerata, dalla magistratura e governo spagnoli, organizzazione terrorista pur non avendo mai praticato la lotta armata, come rilevano Amnesty Internacional e la Comissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, e come è emerso nel dibattimento processuale del 2005. Nell’ ordinanza del giudice Grande Marlaska la base dell’accusa è un documento rinvenuto ad un presunto militante di ETA, Ekainz Servet, arrestato in Francia lo scorso aprile. Il documento in questione si apre con la premessa che è “un contributo” alla militanza giovanile della sinistra indipendentista. Nel documento citato dal giudice spagnolo non c’è nessun riferimento o incitazioni ad azioni violente. Si tratta di indicazioni su modelli organizzativi, sulla analisi della gioventù basca, sui riferimenti ideologici e politici e sulle rivendicazioni da sviluppare (contro le morti sui posti di lavoro, la violenza sulle donne, il razzismo, il TAV, scuola, detenuti politici e comuni).

Il giudice basa le sue accuse su deduzioni modificando il senso delle parole e forzando il contenuto del testo al modus operandi dei giovani arrestati. Marlaska sostiene che “partecipare” nelle assemblee dei centri sociali, consigli d’istituto o di altri organismi giovanili significa “fagocitare” questo organismi nell’organizzazione giovanile della sinistra indipendentista. Dove si dice di “offrire” strumenti organizzativi in funzione delle “necessità, gusti, bisogni, volontà” della gioventù basca, il giudice aggiunge – interpretando non si sa bene sulla base di cosa – “in funzione di un organizzazione terrorista”.
Macroconcerti, marce in montagna, che ogni anno si realizzano nel Paese Basco sono strumenti per aderire “ai fini ed ai metodi” dell’ organizzazione. Quando nel documento si scrive “che la repressione ha fatto molto danno e che non bisogna retrocede ma approfondire il nostro lavoro politico con maggiore entusiasmo” il giudice lo traduce così: “Non è difficile dedurre che tra i loro propositi c’è quello di tornare a colpire, poiché sarebbe inutile tutta questa sofferenza di centinaia di persone che attualmente si trovano in carcere”. La costruzione del castello probatorio del giudice paventa un pericolo: secondo il documento “il 90% della militanza deve essere impegnata nelle realtà sociali della gioventu basca” e deve ” puntare sulle risorse umane per articolare una organizzazione efficiente presente con proposte politiche, iniziative etc”. La deduzione del giudice lo porta scrivere: “Questo è il pericolo al quale deve fare fronte la società, cioè, un organizzazione giovanile radicale, vivaio di quella che sarà la propria organizzazione terrorista, forte con strutture definite, sapendo quali sono i suoi obiettivi da raggiungere e fatto ancor più pericoloso, con una forte base ideologica. Una autentica accademia terrorista per al continuazione della lotta armata per molto tempo, con obiettivi a lungo termine”.

A chiusura dell’ interpretazioni del giudice c’è la citazione finale del documento ritrovato in Francia dove si sostiene che “c’è un distanza molto forte tra base e organizzazione e ancor più con la società basca”. Per Marlaska “da questo si deduce, con un grado di seria probabilità, la dinamica prevista da ETA, per dirigere verso i propri fini la gioventù del Paese Basco e della Navarra, ed anche di altre comunità autonome e come i dirigenti e gli integranti di SEGI e collaboratori portano avanti le istruzioni della banda”.


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