ETA ANNUNCIA FINE DELLA LOTTA ARMATA 0

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Post Views: 29 Con un comunicato recapitato in video, audio e testo ai giornali GARA e Berria, ETA ha annunciato la fine permanente della lotta armata. Qui il video dell’annuncio (in spagnolo) Questo il testo (in spagnolo e inglese) dell’annuncio

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Muammar Gaddafi is dead, says Libyan PM 0

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Post Views: 1 Former Libyan dictator reportedly killed as government forces overrun home town of Sirte James Meikle and agencies Unverified footage of Gaddafi’s body caught on camera phone Muammar Gaddafi has been killed as his home town of Sirte

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Gaddafi killed as Libya’s revolutionaries claim hometown of Sirte 0

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Post Views: 3 REUTERS, SIRTE, LIBYA Muammar Gaddafi Muammar Gaddafi was killed on Thursday as Libya’s new leaders declared they had overrun the last bastion of his long rule, sparking wild celebrations that eight months of war may finally be

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What does Gaddafi’s fall mean for Africa? 0

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Post Views: 13 As global powers become more interested in Africa, interventions in the continent will likely become more commonMahmood Mamdani   When the UN Security Council passes resolutions allowing intervention, third parties such as NATO can carry out the

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Footage shows Gaddafi’s bloodied body 0

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Post Views: 7 Footage obtained by Al Jazeera shows the body of the former Libyan leader Muammar Gaddafi following his death in SirteAl Jazeera has acquired exclusive footage of the body of Muammar Gaddafi after he was killed in his

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KURDISTAN SENZA TREGUA 0

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Torna sulle prime pagine dei giornali il conflitto kurdo-turco. I 26 (o 24 a seconda delle fonti) militari turchi morti in una serie di attacchi simultanei sferrati dai guerriglieri del PKK contro diversi obiettivi delle forze di sicurezza nella zona di Hakkari hanno fatto gridare a una nuova recrudescenza del conflitto. In realtà la guerra non è mai cessata, le operazioni dell’esercito turco non sono mai diminuite. Anzi, da agosto si susseguono bombardamenti in tutta la zona al confine con Iraq e Iran e spesso e volentieri gli F-16 turchi sono entrati nel Kurdistan iracheno colpendo non tanto o non solo le basi del PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan) ma soprattutto villaggi facendo molte vittime civili di cui nessuno parla.

Gli attacchi di ieri hanno suscitato reazioni molto forti, comprensibilmente. A parte il presidente della repubblica, l’islamico Abdullah Gul, che ha promesso “vendetta” e altro sangue, è stato il BDP (Partito della Pace e Democrazia), cioè il partito dei kurdi a fare la prima dichiarazione. “Basta – si legge nel comunicato – con la guerra. E’ tempo che le armi tacciano e si realizzino le condizioni per favorire la pace”. Parole che il BDP va ripetendo da anni ormai. In questo sostenuto dal PKK che (è bene ricordarlo) ha osservato un cessate il fuoco unilaterale fino al 15 giugno di quest’anno. Cioè fino a dopo le elezioni politiche che hanno visto kurdi e sinistra turca eleggere ben 36 deputati al parlamento turco. Quello che è successo dopo questo risultato serve a contestualizzare anche l’attacco di ieri, al quale i turchi hanno risposto con una nuova offensiva aerea in nord Iraq.

Uno dei 36 deputati, Hatip Dicle (in carcere), è stato privato del suo mandato per un ‘reato’ (lui che era già stato deputato con Leyla Zana e aveva già fatto 10 anni di carcere) di natura ‘terroristica’. Cinque deputati sono attualmente in carcere. Al giuramento, dopo un boicottaggio durato tre mesi e mezzo, si sono presentati in 30. Da marzo a oggi sono finiti in carcere qualcosa come ottomila tra amministratori locali kurdi, attivisti per i diritti umani, militanti del BDP con l’accusa di essere in qualche modo legati al PKK. Dal 2009 (anno della vittoria dei kurdi alle amministrative) sono sotto processo oltre quattromila politici kurdi. Dal 27 luglio il presidente del PKK Abdullah Ocalan (in carcere dal 1999 sull’isola di Imrali) non può vedere i suoi avvocati. Un divieto imposto dopo che per mesi uomini del premier Recep Tayyip Erdogan hanno incontrato il leader kurdo per concordare “protocolli di pace” poi gettati nel cassetto.

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